8 apr 2017

#Amazing Stories ✔✔ Era meglio quando era peggio...




Leggevo alcuni post in un gruppo su Facebook - poi mi chiedete dove trovo tutti sti spunti - e mi sono chiesta:"Ma che sta succedendo qua?".
Ancora non riesco a capire quanto e perché la tecnologia abbia influito così tanto sulla nostra vita. 

Mi spiego. 

Prendi Instagram, per esempio. 
È un portale fantastico, ci trovi foto meravigliose, scambi opinioni con persone che hanno le tue stesse passioni, spunti utilissimi e nascono nuove idee. 
Qua la tecnologia vince assai - tranne quando ti inviano messaggi del tipo "Io mi chiamo Alessandro e tu Alessandra, non ti sembra sia una meravigliosa coincidenza?" - "Ma anche NO"

Prendi le Chat di Incontri Online
Pure quelle hanno una loro utilità, per dire. 
Chi vuole una precisa cosa si iscrive e velocemente la ottiene. 
Ho sgamato fior fior di corteggiatori che mentre ti guardavano con gli occhi a cuoricino, con il terzo occhio controllavano nuovi messaggi in arrivo nella posta 'del secondo cuore'. 
Insicurezza e bruttezza li fanno approdare nei luoghi di perdizione dove possono sfrenarsi senza passare per maniaci sessuali con gli occhi da fuori. 
È tutto sotto controllo, sono recintati lì, come i pecoroni. 



Prendi Facebook, nella sua parte sana. 
In quella fetta realmente Social che ti consente di fare un sacco di cose e pure di conoscere persone. Senza dare rilievo a quella parte 'malata' che è comunque il riflesso di una società sfigurata assai - ma poi ci dilunghiamo troppo e sappiamo tutti a cosa mi riferisco. 
Ci piace, io ci lavoro con Facebook, posto millemila cose al giorno e mi informo su cosa pensano/dicono/fanno i miei amici. 
E va bene così. 
Evito di leggere i messaggi spam con le rose blu e le poesie trovate su "Frasi Belle" e sto una pace.

Prendi Twitter
140 caratteri - pochi per me - e notizie flash. 
Gif e frasi da Insanity Page. 
Che non ci dispiace, tutto sommato, strappa sonore risate con gli hash in evidenza, sarcasmo a manetta e fantastici personaggi più o meno noti. 

Ma prendi WhatsApp
Io non lo so proprio come non arrabbiarmi con lui. 
Lui è un ibrido. 
Lui è uno strumento strano. 
Non è un social, non è un portale di condivisione, non è uno strumento di marketing, non ti consente di conoscere persone. 
È na roba utile solo a mandare messaggi
Milioni di messaggi, messaggi e faccine - che le devi pure interpretà perché tu pensi na cosa ed il tuo interlocutore un'altra. 
Eh.

E sapete cosa vuol dire? 
Che non serve perfettamente a niente. 

Mi spiego, di nuovo - che posso sembrare fuori dal mondo ma una logica in tutto ciò esiste. 

WhatsApp è quello strumento che ti consente di non esserci e di esserci contemporaneamente. 
È un metodo subdolo per fare senza fare niente. 
È una tortura perché "Io te lo mando il messaggio, ti penso vedi, ma virtualmente"
Tipo la scacciacani. 
Quella roba che non serve a niente se non a sparare botte inutili e fastidiose assai. 
Una cosa del genere, a Napoli, si chiama 'mantenere in mano' - che tradotto vuol dire 'controllo delle persone'. 
Certo, quando è utilizzato come mezzo di comunicazione, tanto di cappello. 
Quando è utilizzato in maniera carina ed alternato a telefonate ed incontri reali, nulla quaestio. 
Quando serve per prendere un appuntamento, per un saluto, perché è carina l'idea di un messaggio e pure dell'emoticon a cuoricino, e va bene bene bene. 
Ma quando è l'unico strumento di relazione con il prossimo diventa il demonio. 
Altro che quadratino verde, io lo vedo rosso fuoco e con la faccia di Marilyn Manson. 


Perché, dear people, noto con grande amarezza che ci sono casi in cui WhatsApp è il reale. 
Giornate intere di chiacchiere e chiacchiere e chiacchiere che, alla fine della fiera, ti ritrovi con una miopia di meno sette gradi, guardi il cellulare e pensi "Ma veramente tutto ciò?"
E questo non accade perché le vite sono frenetiche. 
Non accade perché non si riesce a ritagliare un buco nella propria giornata per staccarsi dal cellulare ed attaccarsi al mondo. 
Non accade perché si abusa della tecnologia. 

Accade perché prendere il cellulare e mandare un messaggio è semplicemente un'abitudine. 
È facile. 
Non richiede impegno, energie, presenza. 
Non ti imbarazza. 
È diretto e veloce e non pregiudica nulla. 
Non ci si racconta mica, non c'è contatto. 
Paradossalmente è questo, il contatto che in realtà è un non contatto. 

Sembrano una serie di contraddizioni piazzate così, senza senso ma, se riflettiamo bene, è così. 
Ma chi si premura di alzare il telefono quando c'è WhatsApp? 
Chi ha voglia di fare qualcosa di divertente quando ci sono le faccine che ridono su WhatsApp? Quando ci sono le video chiamate oppure i messaggi vocali? 
Qui la tecnologia mica ci ha dato na mano, ha sostituito le persone con i cellulari e quindi ogni cosa è veicolata. 

Per non parlare della spunta blu
Che vuol dire che ha letto il messaggio e che non ha risposto. 
E presumibilmente si scatenerà l'uragano Katrina in 4 minuti - i primi 4 minuti servono a chiedersi il "perché".

Svegliiiiii! 

Non c'è una risposta a meno che non chiediate direttamente alla persona in questione. 
E ciò non avverrà mai, piuttosto un tatuaggio con la scritta 'Mammà Vita Mia". 
E via libera al limbo di ipotesi che tali restano. 
Brutta roba. 

Io osservo molto quello che mi capita e le persone che mi circondano e capisco, spesso, con chi mi relaziono proprio da questo. 
Dal modo in cui ci si relaziona con me. 
Ci sono persone che ti dicono 'Facciamo questa cosa oggi?' e ci sono quelle che ti dicono 'Buongiorno, Buonasera e Buonanotte' perché oltre è 'fraintendibile'. 
Ma come mai vi spaventa così tanto la realtà? 
Ma che paura voi! 
Ma che siete diventati, Giggig Robot? 

Non lo so quanto la tecnologia ci abbia dato una mano. 
Quanto questo surreale ci abbia inculcato modi di fare poco umani e troppo virtuali. 
Per me, una telefonata, una chiacchierata leggera, un giro vicino al mare non potranno mai essere sostituiti da un 'Ciao, hai visto dalla tua finestra che bel sole oggi?'. 
Perché io esco e me lo guardo il sole, senza filtri. 
E senza spuntare niente. 

See You, Ale...

3 commenti:

  1. La gente ama nascondersi e fingere di fare, quando invece non fa.
    Certi strumenti servono a questo: a nasconderci meglio.

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